"Leo is that really you?" "I'm the one who should be surprised"

Role tra Elliot Nightray e Leo Baskerville

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. Harley.
     
    .

    User deleted


    Elliot Nightray
    "Le colombe bianche non muoiono, se il fiume continua a scorrere."


    Freddo. Quella sensazione lo perseguitava da mesi, l'Abisso non era mai stato un luogo accogliente. Gelo. Era penetrante la pressione che il vuoto esercitava sul suo corpo e fluiva nelle vene, come il veleno delle peggiori serpi. Aprì piano gli occhi, i pozzi cielo erano offuscati. Le palpebre erano pesanti, lastre di ghiaccio che premevano per trascinarlo nuovamente nel buio, quell'oscurità che aveva imparato ad odiare. Che il cuore rifiutava.
    Erano piccole mani che premevano sulle spine che circondavano il cielo grigio. Eppure qualcosa era cambiato.
    Il pavimento non era più freddo come la docile scacchiera che adornava quella stanza inquietante, le bambole di porcellana che adornavano i suoi peggiori incubi. Lottò fino a che il cielo non si liberò dalle cupe nubi grige, permettendogli di osservare le pareti che circondavano le sue vesti. Calcinacci, pietre e lembi di dipinti. Non era decisamente l'Abisso. Puntò i palmi delle mani sul ruvido pavimento: non certamente una goduria ma doveva sopportare qualche sassolino sui palmi morbidi coperti dai guanti, ormai, tempestati da polvere e gocce di rosa sulle dita. Si mise seduto, scrutando meglio ciò che lo circondava. Una porta, simile a quella che da tempo tenevano chiusa nei sotterranei della magione Nightray. Rimase seduto su qualche calcinaccio. Una vecchia melodia risuonava in quelle pareti; un carillon che conosceva fin troppo bene. Era come rinascere. Le ali ormai rese brandelli che si ricomponevano come un'araba fenice.
    Il brutto anatroccolo che finalmente poteva volare insieme allo stormo di cigni. Si sentiva il petto libero d'un peso opprimente, lo stesso che voleva soffocarlo da quella terribile notte nei sotterranei con sua madre e Leo...
    Un leggero soffio di vento gli sposto i ciuffi ribelli dal viso, lasciando vedere il piccolo neo sotto l'occhio sinistro.
    Posò una mano sulla tempia guardandosi intorno, pulsava ma non era la stessa sensazione che provava nell'Abisso. Sembrava reale, il dolore. Il cielo si posò su una piccolo puntino rosso appoggiato sullo stipite della porta. Probabilmente non era solo, l'istinto glielo confermava.
     
    .
  2. Masaki •
     
    .

    User deleted


    Leo Baskerville.
    «La vita, in fondo, è tutta una sorpresa.»


    Camminava silenziosamente nella magione. I suoi compagni dai mantelli scarlatti se ne stavano di sopra, ma non sapeva cosa stessero facendo e non aveva intenzione di interessarsene. Un gran mal di testa opprimeva le sue membra. Probabilmente quella cosa aveva percepito il nuovo cambiamento nel mondo e aveva cominciato a ribellarsi alla presenza onnipotente di Glen.
    Abyss non c’era più. Era stato distrutto, forse per sempre.
    Continuava a rigirarsi l’orologio dorato tra le dita magre ed eteree, ascoltando la melodia. Lacie. Conosceva quel nome, conosceva quella persona, ma c’erano troppi ricordi confusi nella sua mente. Non aveva più le forze di capire a chi appartenessero quei ricordi.
    Leo - o Glen? - era solo un’accozzaglia di cose non ben definite. Era qualcosa di sospeso nell’infinito, un baratro oscuro. Non era niente. Nessuno avrebbe saputo dire che cosa fosse effettivamente quel ragazzino sedicenne, dai capelli corvini e gli occhi come due gemme d’ametista.
    I suoi passi riecheggiavano nel buio, mentre la catenella dorata si attorcigliava tra le sue dita. La melodia del carrilon aveva cominciato ad infastidirlo, come se qualcosa gli stesse ripetutamente graffiando il cervello, ma ancora non aveva intenzione di spegnerlo.
    Incosciente del suo essere e dei suoi passi, lentamente, aveva cominciato ad avvicinarsi sempre di più nei sotterranei della magione della famiglia Baskerville.
     
    .
  3. Harley.
     
    .

    User deleted


    Elliot Nightray
    "Le colombe bianche non muoiono, se il fiume continua a scorrere."


    Le tempie smisero di pulsare, lasciando spazio solo alla leggera brezza delle ampie finestre che circondavano la stanza. Le verdi chiome del giardino s'intravedevano anche da seduto, come i raggi del sole che gli impedivano di aprire totalmente le palpebre. Il cielo azzurro ormai limpido, scrutava l'ampio abitacolo che lo circondava. Tiratosi su, la melodia si fece più intensa, come se qualcuno facesse pressione sui piccoli tasti del pianoforte a corda.
    Si scrutò le vesti un tempo nere, ormai ricoperte da una crosta rossastra e bordeaux che in passato scorreva a fiotti dalla sua pelle. Non aveva mai riflettuto su quella strana situazione. Uscire dall'Abisso era stato il suo unico scopo dopo il fattaccio, eppure, ora che la penetrante scacchiera non lo imprigionava più, si sentiva estraneo al mondo che lo circondava. La cupa entrata gli procurò un brivido lungo la spina dorsale, che si divagò lungo le spalle. Una luce strana tra il buio. Come se oltre quella mastodontica porta, ci fosse qualcosa di più. Scene, immagini che scorrevano lungo l'oscurità. Si tolse un guanto. La stessa mano in cui aveva puntato e conficcato la spada tempo addietro. Ogni singola perla rossa era sparita, nessuna lacerazione o ferita. Impossibile per un morto. Decise che star fermo lì non era certamente la cosa migliore. Elliot avanzò di qualche passo, incerto sul cosa fare. Una colomba si posò sulla sporgenza che adornava lo stipite della porta. Un simbolo di speranza.
     
    .
  4. Masaki •
     
    .

    User deleted


    Leo Baskerville.
    «La vita, in fondo, è tutta una sorpresa.»


    Dannazione, avrebbe tanto voluto gridargli di smetterla di ribellarsi. L’anima di Leo si stava rivelando davvero seccante all’interno del suo nuovo contenitore, specialmente a causa di quelle continue ribellioni che gli causavano un mal di testa insopportabile.
    Chiuse di scatto l’orologio per mettere a tacere la cosa, irritato. Continuò a camminare, avvolto nell’oscurità, dove gli unici rumori udibili erano il calmo scalpitio delle sue suole e il sommesso frusciare del suo mantello sanguine.
    Ora che Abyss non esisteva più, era curioso di sapere che cosa ci fosse oltre le sbarre della porta. Il suo subconscio lo aveva guidato fin lì, davanti alla porta chiusa che conduceva verso il sotterraneo. Spinse flemmaticamente la porta, lasciando vagare il suo sguardo lungo i gradini di marmo bianco della stretta scala.
    Si appoggiò con una mano al muro, scrutando la scala. Come se, alla fine di essa, una terribile sorpresa stesse aspettando Glen. Era ancora scettico sul fatto di scendere o no. Probabilmente Vincent avrebbe voluto fargli da scorta, sacrificarsi per il suo padrone in caso di pericolo.
    Ma, in fondo, non aveva poi così importanza. Lui aveva Jabberwock, lui era Glen Baskerville e sapeva cavarsela da solo in ogni caso.
    Scosse la testa in modo appena visibile per scacciare quello strano presentimento e il continuo mal di testa. Cominciò a scendere, passo dopo passo, la piccola scala immacolata, di marmo pregiato.
    I suoi passi, però, si arrestarono. Trattenne il respiro, bloccato all’improvviso a metà scala, nascosto dal curvo muro scuro.
    In quel momento, lo seppe per certo: lì sotto, non era solo.
     
    .
  5. Harley.
     
    .

    User deleted


    Elliot Nightray
    "Le colombe bianche non muoiono, se il fiume continua a scorrere."


    Chiuse gli occhi per un momento, rielaborando ciò che diamine era successo un quei piccoli frammenti di tempo, stupidi minuti che gli facevano girare la testa non più di cinque minuti fa. Era nell'Abisso da tanto tempo ed ora si ritrovava in un salone. Pareti di marmo bianco e calcinacci sul pavimento lastricato, contornati da lembi di dipinti ottocenteschi. Cos'era successo? Si sentiva strano, vivo come un tempo. Aveva sempre pensato che se mai l'Inferno fosse stato distrutto, se ne sarebbe reso conto, volato via come un angelo. Come sua madre gli raccontava sempre, come aveva detto per Ernest, Claude e Fred. Ma lui non aveva ali e non era sottoterra come i fratelli. Elliot stette in piedi, la colomba svolazzò verso il davanzale di una finestra infranta. Zampettò sui pezzi di vetro ed una compagna la raggiunse iniziando a tubare leggermente. Strano a dirsi ma tutto quel bianco gli ricordava lui. Il biondo non era mai stato sentimentale, tutt'altro, ma non poteva negare il vuoto che aveva sentito per tutta la sua permanenza nell'Abisso. Avanzò di qualche passo verso una strana porticina dinnanzi a lui. Con le grate nere ed i gradini di marmo bianco che aiutavano la salita.
    Era tornato, uscito dall'oscurità più profonda che qualche buon anima aveva spazzato via. Semplicemente vivo. Inspiegabilmente, ma lo era. Si infilò nuovamente il guanto di seta un tempo bianca, cercando di non pestare troppi vetri. Poi, si bloccò. Un fruscio di stoffa ed uno schioppettare di scarpe si fecero sempre più vicini, fino a bloccarsi. Fissò il buio della porticina e si mordicchiò leggermente l'interno della guancia. Qualcuno lo stava osservando.
     
    .
  6. Masaki •
     
    .

    User deleted


    Leo Baskerville.
    «La vita, in fondo, è tutta una sorpresa.»


    Con un sottile sibilo metallico, tirò fuori la spada nera dal fodero.
    La stessa spada che, tempo fa, era stretta dalle mani di Elliot.
    In quel momento, Glen cedette all’inquietudine. Il giovane Nightray era stato scaraventato in Abyss, probabilmente non si era ancora trasformato in chain. La vecchia anima di quel corpo, probabilmente, aveva solo bisogno di un appiglio e poi sarebbe riuscito a spodestarlo. A vincere la feroce guerra nella sua testa, ad uccidere il leone che albergava minaccioso sotto il letto.
    ... Non l’avrebbe permesso.
    Riprese a scendere le scale, con passi lenti e ben scanditi, sfregando la spada contro il muro come un cupo avvertimento. Il suo regno non sarebbe finito, avrebbe continuato ad usare quel corpo. Non si sarebbe lasciato spodestare da quella piccola nullità che, in una minuscola parte, ancora ingombrava quell’esile corpo.
    Finalmente il suo piede toccò il freddo pavimento di marmo bianco. Strinse con la mano magra l’elsa della spada: quel “Leo” non era mai stato un abile spadaccino, ma una spada in mano poteva sempre tornargli utile. Assottigliò gli occhi dannati, ispezionando la stanza in ogni suo piccolo particolare. Poco lontano da lui, si accorse di due colombe che tubavano allegramente.
    Come diavolo sono entrate?” pensò, rimanendo a fissarle per parecchio tempo. Sbattevano ogni tanto le loro candide e morbide ali, senza smettere di tubare tra loro, come se si stessero raccontando le ultime voci scandalose della città. Ma non erano le colombe la vera presenza in quella stanza, solitamente gelida e deserta. Riprese a spostare lo sguardo in modo impercettibile, soffermandosi parecchio su ogni piccolo particolare, su ogni calcinaccio, su ogni volto dei dipinti.
    Il fruscio del vento fece scricchiolare i cardini stanchi della porta. Quel minimo rumore lo fece voltare. Nessuno lo aveva seguito, ma aveva comunque rischiato grosso, abbassando la guardia.
     
    .
  7. Harley.
     
    .

    User deleted


    Elliot Nightray
    "Le colombe bianche non muoiono, se il fiume continua a scorrere."


    Il viso di Elliot si contrasse in una forma d'allerta. Un fastidioso fruscio metallico gli pervase la mente. Un avvertimento acuto e particolare. Una lama che s'infrangeva sul marmo liscio delle mura di quel luogo. Incurvò leggermente la schiena, allargando le spalle pronto all'evenienza. Non si sarebbe fatto prendere di sorpresa, per nulla al mondo. Era ancora un Nightray e non era certo un fifone. Quell'incessabile sussurrio gli riportava alla mente ricordi, quando con Leo, girava i corridoi della Lutwidge con la cassa di violino sulle spalle e qualche libro in mano. Quella scatola di metallo aveva salvato più volte ciò che gli ricordava chi fosse davvero, da dove veniva. La sua spada nera pece, lucida e piatta, dall'elsa elaborata nei minimi dettagli e levigata nei punti giusti. Da quando l'Abisso l'aveva inghiottito non la possedeva più, sparita. Spostò lo sguardo sulle colombe, tubavano tranquill--- no, non tubavano. Erano immobili, con il collo allungato ed il becco rivolto verso qualcosa.
    ... Si corresse mentalmente: qualcuno. Spostò lo sguardo e gelò. Dinnanzi a lui si stagliava la figura minuta di un ragazzo. Probabilmente aveva la sua età, sedici anni o giù di lì.
    I capelli corvini che ricadevano sulle spalle, con ciuffi ribelli sul viso e rivolti verso l'esterno, abbandonati su un lungo mantello rosso che strisciava sul pavimento rovinato.
    "Baskerville." pensò il biondo mordicchiandosi costantemente l'interno guancia che ormai gli lanciava piccole maledizioni. Due occhi penetranti ma splendidi che lui conosceva. L'avevano abbagliato due anni prima, rischiando di morire per un vaso frantumato sul cranio. Quei pozzi viola erano del suo migliore amico, del suo fidato "servitore". Quel ragazzo era Leo. Senza ombra di dubbio o indugio. Spostò leggermente lo sguardo sulla mano del giovane. La spada della magione Nightray splendeva nella mano pallida del moro.
    << Leo... >> cercò di richiamare la sua attenzione. <<...sei davvero tu..?>> .
    Era un mormorio leggero. Era tutto così inaspettato.
     
    .
  8. Masaki •
     
    .

    User deleted


    Leo Baskerville.
    «La vita, in fondo, è tutta una sorpresa.»


    Si voltò nuovamente, di scatto, trasalendo per quella voce.
    Proprio come temeva, il mal di testa tornò a crescere prepotentemente non appena i suoi occhi color ametista incontrarono quelle due pennellate di cielo sereno. Aveva sollevato istintivamente la spada verso l’individuo che aveva riconosciuto come Elliot Nightray.
    Rimase qualche minuto a fissarlo, a scavargli l’anima con quegli occhi, ritratti di follia pura. Infine, con gesti quasi impercettibili e lenti, rinfoderò la spada color pece.
    “Elliot...” sussrrò la debole voce di Leo. Ma ignorò quel debole richiamo, le sue labbra non si mossero e la sua espressione non lasciava trapelare nulla della vecchia anima che albergava in quel corpo minuto e fragile come un soffione.
    Inarcò le sottili sopracciglia, spiegò un demoniaco sorrisetto serafico:«Oh, noto un certo stupore nella tua voce.» avanzò ancora di qualche passo, senza perdere quell’espressione calma, imperturbabile nonostante l’insopportabile mal di testa che lo affliggeva. Doveva trovare un modo per zittire quella cosa, altrimenti sarebbe letteralmente scoppiato. Lasciò frusciare dolcemente il mantello contro l’antico marmo, rimanendo a fissare il nuovo ospite.
    Dritto negli occhi, senza foreste fatte di capelli o barriere fatte di lenti di occhiali. Leo non lo aveva mai fatto, ma gli occhi di Glen, contro quelli di Elliot, peccavano di tracotanza. Non avrebbe perso la sua corona, non avrebbe lasciato quel corpo così facilmente.
    Leo era un granello di polvere in confronto alla maestosità di Glen Baskerville.
    «Sono l’unico che dovrebbe essere sorpreso.» la sua voce uscì con un soffio, simile ad una risatina ipnotica e angosciante.
     
    .
  9. Harley.
     
    .

    User deleted


    Elliot Nightray
    "Le colombe bianche non muoiono, se il fiume continua a scorrere."


    Il biondo era paralizzato. Quel viola intenso lo incantava ogni volta, era come un incantesimo benigno delle fiabe notturne. La lama nero pece lo fece trasalire: il corvino l'aveva puntata contro di lui come se volesse trafiggerlo senza troppi problemi. Istintivamente arretrò d'un passo, fissando in viso il suo ex compagno. Quel sibilo irrequieto gli fece schiudere leggermente le labbra. La voce era identica, era quella calda e dolce che la notte lo rassicurava dagli incubi più devastanti, quella che lo aggrediva quando faceva qualcosa di stupido. Era Leo in tutto e per tutto, ma lo sguardo lo tradiva. Stessa ametista ma più intensa e solida. Gelida come il pavimento sottostante. «Tu non sei Leo.» disse serio mentre l'espressione mutava da stupore in rabbia. Una furia che neanche il miglior re della foresta avrebbe spodestato. Quando il finto-Leo abbassò la lama, strinse leggermente i pugni con un rumore sordo della stoffa che si stringeva tra le dita. Le colombe non c'erano più: volate in luoghi certamente più sicuri di quelle mura disastrate. Qualcosa gli diceva che sotto quelle vesti e quel sorriso finto, si trovava il suo Leo. Due passi più avanti, un passo verso la veste rossa che strisciava facendo rotolare qualche calcinaccio.
    «Se vuoi proprio saperlo, lo stupore e reciproco. » un sibilo freddo e tagliente come la lama corvina dei Nightray. Aveva un brutto presentimento ma sperava con tutto se stesso di sbagliarsi. Non poteva essere "il nuovo... il nuovo.." gli faceva male dirlo ma, Leo non poteva essere il nuovo contenitore di Glen Baskerville.
    Mentalmente si maledì per quel pensiero indegno.
     
    .
  10. Masaki •
     
    .

    User deleted


    Leo Baskerville.
    «La vita, in fondo, è tutta una sorpresa.»


    Gli venne da ridere. Voleva ridere, ridere così tanto da sentire la pancia dolorante e le lacrime agli occhi. Voleva piegarsi in due dal ridere, ma tutto ciò che gli uscì dalle impure labbra fu solo una piccola risatina di scherno.
    «Quella cosa, dici?» rise ancora, posandosi le candide e sottili mani sulle braccia, mantenendo quel diabolico sorriso tranquillo. «Questo corpo, ormai, è mio. Non vi è più alcun Leo. Sei arrivato tardi.»
    Cominciò a camminare per la stanza, un piccolo passo in avanti verso Elliot. Che valzer patetico, lui avanzava ed Elliot indietreggiava. Leo Glen lo scrutava con quegli occhi di follia, quel sorriso innaturale sulle labbra.
    «Se n’è andato quando te ne sei andato tu, Elliot.» continuò con quel tono di voce serafico, in un tono caldo e angosciante, un affetto riluttante. «Ma non fartene una colpa. Del resto, questo corpo è nato per questo scopo.»
    Sbatté piano le folte ciglia scure, come piume di corvo. Adesso era fermo, con le mani strette sulle braccia per simboleggiare il suo dominio. Aveva inclinato un po’ il viso, con quell’inquietante espressione.
    “Vattene.”
    Una fitta alla testa. Non era forte, ma era sicuramente fastidiosa. Era ancora lui, quel dannato ragazzino. Se solo quel contenitore avesse avuto un’anima un po’ più benevola e ospitale. E invece no, in quell’esile corpo ci albergava un’anima fastidiosa e stressante. Se solo avesse potuto distruggerlo davvero...
    Sospirò sconsolato, rigirandosi una ciocca corvina tra le dita:«Sei un maleducato. Almeno mostra un po’ di gratitudine a chi ti ha tirato fuori da Abyss. Con un corpo così debole, fidati, non è stata un’impresa semplice.»
    “Basta!” la voce di Leo rimbombò ancora tra i suoi pensieri ma, per l’ennesima volta, non gli diede voce.
     
    .
  11. Harley.
     
    .

    User deleted


    Elliot Nightray
    "Le colombe bianche non muoiono, se il fiume continua a scorrere."


    Una danza che ricordava quella d'un famoso libro di cui in quell'istante non rammentava il nome. Due passi avanti verso il ragazzo che un tempo era il suo più fedele amico, lo stesso che aveva tentato di salvarlo nelle vecchie rovine. No, non poteva essere vero. Elliot si avvicinò giusto il tanto di sovrastare Glen, il corpicino di Leo era minuto e quegli otto centimetri facevano la differenza. Ambra liquida che sfidava due laghi azzurri. Luce contro buio.
    «Leo non è una cosa e posso dimostrarti che lui è ancora lì. Vigile ed attento.»
    Com'era sempre stato. Non era arrivato tardi, lo sapeva. Qualcosa dentro di lui gli diceva che poteva ancora salvarlo ma purtroppo i suoi presagi si erano avverati. Glen aveva preso il sopravvento in qualche modo, tentando di schiacciare anche l'ultima briciola del petulante servitore. Sorrise. La strana curva che le sopracciglia del Baskerville avevano preso, dimostrava che dentro di lui stava succedendo qualcosa. Una lotta senza fine che probabilmente durava da tempo.
    ...e lui non se n'era mai reso conto.
    «Oh, certo, come se la cosa mi facesse stare tranquillo. Quel corpo è nato per vivere, lottare, ma non come Glen.» sussurrò davanti al viso dell'altro. «Sarà anche un corpo esile e debole, ma posso confermarti che picchia duro. E, se proprio ti è costato tanto, salvarmi, perché non ti prendi una pausa eh?». Era come una ventata gelida sul viso, le fronde degli alberi suonavano una melodia che richiamava i ricordi. "Leo, ti prego..."
    Sperava con tutto il cuore che lo sentisse. Strinse i pugni nei guanti incrostati di gocce corvine, sperando di controllare la rabbia. Era una follia, ma ormai doveva pur crederci.
    Era vivo e con il suo migliore amico davanti.
     
    .
  12. Masaki •
     
    .

    User deleted


    Leo Baskerville.
    «La vita, in fondo, è tutta una sorpresa.»


    Rimase immobile, a fissarlo. Assurdo che Glen si nascondesse dentro un corpo così fanciullesco e fragile.
    «Oh, non vedo il picchiare duro del tuo amato Leo possa essergli utile, in questo momento.» rise in modo leggero, angelico, picchiettandosi in modo beffardo la guancia. «Oh, guarda, mi prendo a schiaffi da solo~! E forse è l’unica cosa che potrebbe fare, nel caso in cui prenda il sopravvento su di me. Se provasse ad uccidermi - e non penso proprio che quel ragazzo sia così stupido - ucciderebbe anche il suo corpo. A quel punto, non esisterebbe più Leo. »
    “Emozionante, mi concedi perfino qualcosa simile di un complimento. Devi proprio aver paura, eh.”.
    L’ennesima fitta gli trafisse il cervello. Dannazione! Perché non se ne stava zitto?! Quella formica non sarebbe mai riuscita a spodestarlo. Dovette resistere al lusso di massaggiarsi la tempia.
    Strinse le mani sulle braccia, senza perdere quel sorriso serafico e demoniaco. Due facce della stessa medaglia.
    Allungò, poi, una mano lungo il viso di Elliot, solleticandone appena il mento con i polpastrelli, come la carezza di un assassino:«Ma del resto la vita è piena di sorprese, no?» scoppiò nuovamente a ridere, ritraendo la mano, riprendendo a camminare tra i calcinacci.
    Le colombe se n’erano andate via, fuggite da quell’abbraccio cremisi e folle che era Glen.
     
    .
  13. Harley.
     
    .

    User deleted


    Elliot Nightray
    "Le colombe bianche non muoiono, se il fiume continua a scorrere."


    Rise, rise di gusto davanti a quell'effimero essere ma si bloccò subito. L'ansia gli pervadeva lo sguardo, le iridi inizialmente buie si stavano schiarendo. Le nuvole passavano. << Fidati, è più che utile con un essere del genere.>> sibilò guardando il ragazzo picchiettarsi la guancia con fare allegro. Si stava prendendo gioco di lui. Con ogni mezzo possibile. << Hai detto bene, Glen, Leo non è stupido e certamente non si fa comandare da uno come te.>>
    Lo sguardo cielo seguì la mano affusolata del ragazzo che un tempo era al suo fianco,fino a quando non gli sfiorò il mento, solleticandoglielo leggermente.
    << Visto che la vita è piena di sorprese, hai considerato l'idea di perdere?>>
    Gli bloccò il polso con un sibilo freddo del vento. Elliot aveva una presa ferrea, salda, ma non forte, solo imponente. Fissò il corvino nelle iridi ambra più intensamente. Un passo e sarebbero stati attaccati, ma Elliot tenne le distanze. Solo per poter guardare in viso chi aveva avuto il coraggio di fare tutto quello. Una folata gli spostò i ciuffi ribelli sulla fronte, il piccolo neo si vide ma solo per pochi secondi. L'espressione dura, fredda. Non sopportava tutto quello che era successo al suo migliore amico. In parte era colpa sua, non si era accorto di nulla. Niente colombe, ma il fiume scarlatto continuava a scorrere.
     
    .
  14. Masaki •
     
    .

    User deleted


    Leo Baskerville.
    «La vita, in fondo, è tutta una sorpresa.»


    «Ciò che forse non ti è ancora chiaro, Elliot caro» teneva i polpastrelli gelidi sotto il suo mento. Se non fosse stato per i freni che Leo continuava ad imporgli, gli avrebbe già conficcato le unghie nella tenera e rosea pelle. «è che il tuo amato Leo, si è già piegato. Non riesce più a combattere, è in ginocchio. Io sono troppo potente per perdere.»
    Ridacchiò nuovamente, tenendo la testa leggermente inclinata, con i ciuffi scuri che gli solleticavano le guance.
    La tremula voce di Leo rimbombò ancora nella sua mente, strappandogli una leggera smorfia di fastidio. Era rimasto in silenzio per così tanto tempo, perché all’improvviso doveva tornare a farsi sentire?
    Quanto lo odiava.
    “Elliot...!”
    Ancora. Ancora.
    Ancora e ancora! Dannazione, che nervi!
    «Taci, dannazione!» la voce gli sfuggì dalle labbra, non riusciva a sopportare il costante fastidio che la voce provocato dalla voce di Leo. Strappò via il piccolo polso dalla presa di Elliot, massaggiandosi leggermente la tempia. Riportò lo sguardo gelido su quello di Elliot, fissandolo con astio e lontananza. Portò la mano sull’elsa scura, stringendola forte, pronto a sfoderarla in ogni momento.
    Sapeva uccidere quando l’occasione lo richiedeva.
    “Non ci provare.”
    Al diavolo, si disse. Quel corpo era il contenitore di Glen Baskerville. Era suo e di nessun altro.
     
    .
  15. Harley.
     
    .

    User deleted


    Elliot Nightray
    "Le colombe bianche non muoiono, se il fiume continua a scorrere."


    «Quello che non ha le cose ben chiare sei tu, Glen. Leo non si piegherebbe mai e a dirla tutta il tuo potere sta scemando. Guardati allo specchio!» si trattenne dall'urlare, ma quella cosa lo stava davvero irritando. Quello era solo un infimo essere che sfruttava l'esile corpo del suo Leo. Il colore delle iridi stava tornando limpido come quella mattina alla Casa di Fianna. Stava cercando di ribellarsi. La risata tremava, un singulto nella gola.
    Il viso del ragazzo di contrasse ed Elliot ebbe la prova inconfutabile che Leo era vivo. Senza ombra di dubbio. Le sopracciglia incurvat-- L'urlo di Glen rimbombò nelle pareti della volta a botte. "Leo!" lo pensò solamente ma sul viso del biondo si dipinse un'espressione soddisfatta.
    Quando Glen si liberò della stretta, rimase con la mano a mezz'aria, fissandolo con uno sguardo confuso ma pur sempre consapevole di cosa stava accadendo. E di nuovo: Buio nella Luce. Luce nel Buio.
    Strinse i pugni dei guanti ormai rigidi, stagni. Seguì con lo sguardo la mano di Leo fino all'elsa sotto il lungo mantello rosso. Spalancò leggermente gli occhi: la spada dei Nightray. Indietreggiò di mezzo passo con la punta del piede poggiata sul viso di un putto. Era disarmato, ma non si sarebbe arreso. «Avanti, Glen Baskerville.»
    Una frase piena d'odio, sentimento che poteva costargli la vita.. Ancora una volta.
     
    .
86 replies since 23/7/2014, 17:39   704 views
  Share  
.